Sophienkirche

Raffaela Rondini

E’ un posto dell’anima. Il poeta, muto, indica i buchi degli spari dell’ultima guerra dei quali è interamente ricoperto il palazzo a destra nel cortile, mentre il suo gemello di sinistra è stato completamente ristrutturato. Davanti ci si troverà la meravigliosa chiesa che si innalza decisa, accompagnata dallo slancio del suo campanile e sembrerebbe, a guardarla da davanti, una minuscola chiesetta a pianta centrale, mentre quando poi la si costeggia si scorgono i suoi lunghi fianchi basilicali.

Urne e cippi sono disseminati qua e là nel giardino e se non fosse per la sega elettrica del cantiere ci sarebbe un silenzio surreale. I palazzi attorno sono tutti a tre o quattro piani ed il giardino è un po’ sghembo. Una fila di tombe coperte dall’edera ricorda alcuni dei morti del 1945, fra i quali il parroco. Sul retro della parrocchia di Santa Sofia c’è anche il giardino recintato dell’asilo. La facciata dell’ingresso del giardino d’infanzia è anch’essa ancora piena di buchi degli spari e tra lapidi e tombe stanno con nonchalance i classici giochi per bambini: la sabbiera, l’altalena, la porta da calcio…

La chiesa è un gioiello settecentesco a pianta basilicale con un lungo matroneo ed un elegante grosso pulpito che si erge su una tornita colonna color verde, grigio ed oro.

Sophienkirche non è meravigliosa come può essere una ricca chiesa romana. Sophienkirche è una chiesa semplicemente meravigliosa nel senso che desta meraviglia. Ed essa desta meraviglia perché appare in un contesto assolutamente sconosciuto alla Berlino contemporanea. Potrebbe vagamente ricordare quelle chiese baroccheggianti color pastello delle missioni portoghesi, con la differenza che qui la luce che proviene da un doppio ordine di finestre entra diffusa, come ovattata. Ci si sente frescamente accarezzati dal verde acqua delle pareti, appena nobilitate dalle bordure dorate ed argentate. Il poeta è immobile davanti al quadro che raffigura la chiesa nel 1893, con il Kaiser Guglielmo II ed i suoi baffoni,  la sua consorte Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, per gli amici semplicemente Dona, i velluti rossi della festa per l’inaugurazione dopo i primi lavori di ristrutturazione. Guglielmo II fu il terzo ed ultimo Kaiser della Germania, al trono fino alla fine della prima guerra mondiale, e mantenne anche il titolo di Re di Prussia. Fu un uomo animato da grandi ambizioni non sempre accompagnate da raziocinio e lungimiranza e la sua amata Dona fu uno degli elementi più sereni dalla sua non facile vita. Lasciamo il poeta a meditare sulla fine dell’impero tedesco e guardiamo le navate. Ora ci sarebbe di nuovo bisogno di intervenire: gli intonaci sono scrostati e questo fresco odore di campagna è probabilmente lo stesso che mangia la chiesa. A conferma che proprio nel settecento ci troviamo sta un clavicembalo sulla parete di fianco al quadro.

 

Dalla Sophienkirche si arriva al liceo ebraico, quindi al cimitero ebraico. Tra la chiesa ed il liceo sta un palazzetto di appena due piani con fregi, modanature, opulenti rilievi di ghirlande di frutta, putti e muse alate che contrastano coi buchi della guerra. Il piano terra è occupato da un grande negozio di giocattoli dal sapore antico. Viel Spiel si chiama il negozio, letteralmente Molto Gioco. Il largo e tarchiato portone carraio è sormontato da una croce e da un agnello, simboli del Cristo. L’antico palazzetto nasconde appena l’entrata del liceo ebraico, telecamere puntate ovunque, allarme, polizia di guardia, doppia cancellata con affisso cartello che prega di non appoggiare nulla all’inferriata. Per questa strada passano poche macchine e sembrerebbe una qualsiasi strada di una tranquilla provincia, ma dalle chiome del cimitero spunta il puntale bianco e rosso della Fernsehturm. Questa stradina  della capitale tedesca porta il nome altisonante di Grosse Hamburger Straße. La campana della Sophienkirche è un po’ svociata. Entriamo ora nel più antico cimitero ebraico di Berlino, fondato nel 1672 per le cinquanta famiglie ebree accolte da Vienna. Non si sa quanti ebrei berlinesi siano stati poi nei secoli sepolti qui, probabilmente più di diecimila. Venne distrutto per sfregio nel 1943 e ricostruito nel 1945 ospitando 2425 morti in sedici fosse comuni che appaiono oggi ricoperte di un vasto prato di edera. Nel 1990 venne ristrutturata la tomba del grande letterato settecentesco Moses Mendelssohn ad onore e ricordo di tutti i padri della comunità ebraica di Berlino. Una grande quiete si respira in questo angolo centralissimo della capitale, intervallata, però dagli immancabili colpi di martello dell’eterna rinascita e dallo sferragliare dei tram all’angolo, mentre un intenso profumo di curry emana dagli sfiati delle cucine sul retro di qualche ristorante orientale. Nel punto più interno del cimitero c’è un intenso odore di bosco. Siamo al confine col cancello posteriore del liceo ed il campanile della Sophienkirche sembra curiosamente spuntare dalla scuola. Le telecamere inquadrano naturalmente anche questo angolo.

 

6 anni fa