A tavola col popolo e il profumo di violetta

Raffaela Rondini

Quando scendiamo a Savigny Platz l’aria non è più quella di Grunewald eppure ce ne portiamo dietro non solo il ricordo, ma capiamo che un filino ne soffia sempre anche in città. Quando sentiamo quella sottile corrente di freschezza sappiamo ora da dove arriva.

A Savigny Platz e dintorni non mancano librai, antiquari, negozi di calzature e di arredamento e poi ovunque volga lo sguardo c’è un posto dove poter mangiare. Alcuni nomi di locali e certe tavole apparecchiate sembrano invitanti, ma il fiuto ci porta in un posto popolare stranamente ammaliante di nome Zwiebelfisch. E’ una Kneipe, una birreria dove si fuma, si parla e si incontra gente di tutti i tipi salvo del tipo turista. Si può mangiare da mezzogiorno a notte fonda scegliendo fra una decina di piatti solidi e senza pretese, diciamo pure ruspanti alla berlinese: zuppa di piselli con pezzetti di salsiccia, zuppa di lenticchie, aringhe e patate, chili con carne…Non c’è nulla per nasi e palati sopraffini: è tutto piuttosto prosaico: gli odori delle spezie sono forti e soprattutto si mescolano con il fumo di sigaretta ed i vapori della Kölsch, la birra chiarissima, freschissima e leggerissima della città di Colonia. Questo posto così popolare è anche molto amato e quindi sempre pieno di gente che fuma, che beve birra e mangia speziato in un crescendo di efflati che si sommano e si intensificano fino a tramortirti. E però da Zwiebelfisch si esce tramortiti, ma contenti: è uno stordimento catartico che corrobora e dà buon umore. Si ha qui la sensazione di appartenere alla città e non più ad una classe sociale o  professionale precisa, non più ad una categoria intellettuale, non più ad un pensiero politico, ma semplicemente, arcaicamente al popolo di Berlino così vario com’è.  A Berlino il popolo lavoratore è vagamente intellettuale ed il popolo intellettuale sa cos’è il lavoro e lo stesso popolo mangia la stessa zuppa e beve la stessa birra allo stesso tavolo più che in altre città.

Le arguzie degli autisti di autobus, degli osti, dei netturbini si impastano qui come nulla fosse insieme alla filosofia pura.

Un certo spirito del popolino delle illustrazioni di Zille, dei racconti di Kästner ha quindi tutta l’intenzione di resistere bonario ancora oggi negli abitanti di questa metropoli contemporanea e di caratterizzarne ancora lo stile.

Come sia riuscito il berlinese a farsi attraversare da tanti rulli compressori della storia rimanendo miracolosamente non solo vivo, ma pure vitale resta un mistero alchemico probabilmente nascosto nell’aria.

Usciamo da Zwiebelfisch con l’aria di popolo impregnata nei vestiti e facciamo quattro passi a piedi per rimetterla in circolo nell’atmosfera.

Prendiamo Kantstraße in direzione del civico 106 perché vogliamo visitare la singolare profumeria Harry Lehmann aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18.30 ed il sabato fino alle 14.

Tra la Kneipe Zwiebelfisch e la profumeria Lehmann ci sono tanti negozi e ristoranti cinesi e di altri paesi del lontano oriente che ci accompagnano con questi odori che non sono più esotici oramai, ma che appartengono al nostro banale globalizzato quotidiano.

La profumeria Lehmann è un negozio d’altri tempi in mezzo ad una giungla di nuovi negozi e centri commerciali ed una visita equivale ad un momento di shopping speciale che ci ritagliamo dallo shopping ordinario.

E’ come fare un piccolo foro su un lago ghiacciato e gettare l’amo a pescare emozioni e ricordi che vivono nel fondo e dei quali non ricordavamo l’esistenza.

I profumi sono una cinquantina e sono prodotti con olii essenziali provenienti dalla Francia.

Una metà del negozio è curiosamente occupata da fiori finti.

I preziosi fluidi si vendono a peso ed hanno prezzi relativamente contenuti perché si risparmiano i costi di pubblicità e di confezionamento. Volendo si può portare anche la propria bottiglietta da casa e riempirla con queste essenze di qualità come meglio si desideri, mescolandole anche fra di loro.

La più venduta in assoluto è la numero 58: Tulpe, tulipano, un fresco e classico fruttato. Heliotrop sa di vaniglia, Neroli sono dei leggeri e freschi fiori d’arancio, Akazie ricalca proprio il dolce pungente ed intenso delle acacie in fiore che qui a Berlino fioriscono a maggio e Lindenblute, sono i dolcissimi e delicati tigli che profumano subito dopo le acacie e che così tanto contraddistinguono questa città. Ogni berlinese che dovesse partire per un viaggio lontano dovrebbe portarsene una boccettina per le crisi di nostalgia, oppure il Comune di Berlino potrebbe farci il favore di spruzzarne ogni giorno sui cantieri di Unter den Linden così che riusciamo a sopportare meglio il dispiacere di vedere il nostro bel viale così martoriato.

Annusiamo poi anche una Eau de Cologne che si chiama Eau de Berlin e che definiscono frizzante, moderna, fresca ed intensa ed ha note molto agrumate. E però a Berlino gli agrumi ( ancora ) non ci sono. E’ semplicemente un’interpretazione olfattiva del dinamismo della città. Possiamo odorare qui due tipi di essenza di rosa ed un meraviglioso e veramente singolare profumo di violetta, Veilchen, probabilmente molto simile a quello che portava Marlene Dietrich.

Si può annusare a lungo e con calma ed anche se 50 essenze sono molte, ogni profumo riesce qui a conservare il proprio carattere distintivo più a lungo che altrove e non abbiamo quella sensazione di confusione olfattiva data dalle profumerie che offrono le marche più conosciute.

La sensibilità per gli odori è qualcosa di molto personale e comunque qui ci sono delle buone possibilità che ognuno trovi qualcosa che ricordi un qualche momento della propria vita.

La memoria olfattiva riesce a darci delle forti ed immediate emozioni e ci riporta improvvisamente momenti di un passato al quale assolutamente non pensavamo più.

Può darsi che una persona di una certa età che abbia girato regolarmente il mondo ed abbia incontrato già tante genti venga qui inaspettatamente attanagliata per qualche secondo alla immagine di sé dodicenne in viaggio a Parigi solo per mezzo di una sniffata di violetta.

La commessa riceve come d’abitudine sorridendo ogni confidenza e la ripone, ordinata,  mentalmente insieme alle altre.

6 anni fa